La notte di martedì, 10 settembre 1946, S. Teresa di Calcutta stava viaggiando in treno verso il paese montagnoso di Darjeeling, nella catena dell’imponente Himalaya.
Si stava allontanando dall’affollata, rumorosa e caotica città di Calcutta, per ritirarsi nel silenzio della contemplazione, perché sapeva bene che la chiamata alla santità è accolta e può essere coltivata solo nel silenzio della contemplazione. Non sapeva e non si rendeva conto che la folla dalla quale cercava di allontanarsi la seguiva.
I suoi occhi erano chiusi, la mente era tranquilla, il treno stava correndo nella notte, quando, senza alcun preavviso, le apparve una grande folla: corpi consumati, divorati dai vermi; bambini abbandonati, orfani, non amati e trascurati; lebbrosi dai volti sfigurati, con piedi e membra monchi. Le mani tese verso di lei, parlavano a bassa voce ma con fermezza, senza lamentarsi:
“Vieni, vieni, salvaci. Portaci da Gesù”. Siamo abbandonati, pecore senza pastore e senza guida; abbiamo bisogno di una guida, di qualcuno che ci aiuti, di un Salvatore!